Compra 10 libros por 10 € aquí!
Bookbot

Emanuela Cervini

    Tango a Istanbul
    El sabor de las pepitas de manzana
    Death and the Devil
    • It's the year 1260 and the great cathedral - the most ambitious building in all of Christendom - is rising above the streets of Cologne. Far below its soaring spires and flying buttresses, an assassin of unnatural talent surveys his new hunting ground. More shadow than man, the assassin is quick to take his first life. But there is a witness to his crime: a flame-haired thief known as Jacob the Fox. Justly terrified by the black-clad spectre, Jacob runs for his life, convinced that he's pursued by the Angel of Death itself. For all his street-smart cunning, the wily Fox cannot shake off the assassin - a cruel, efficient murderer who favours a pistol-grip crossbow as his weapon of choice. Fate, injury and desperation lead Jacob to seek help from a beautiful clothes dyer, her drunken rascal of a father, and her learned uncle, a man of God who loves a battle of wits almost as much as he loves a bottle of wine. With the threat of an untimely death at the end of a crossbow bolt never far way, Jacob's unlikely cabal find themselves faced with a conspiracy born of an unquenchable thirst for revenge, a conspiracy that threatens to tear Cologne apart and stain the city with blood.

      Death and the Devil
    • Tras la muerte de Bertha, sus tres hijas –Inga, Harriet y Christa– y su nieta Iris, se reencuentran para leer su testamento. Para sorpresa de todas, Iris es la heredera única de la casa y debe decidir en pocos días qué hacer con ella. Como primer paso, comienza por poner orden en las pertenencias de su abuela.A medida que va redescubriendo las habitaciones y los rincones del maravilloso jardín que rodea a la casa, Iris reconstruye la historia, tierna y amarga como el sabor de las pepitas de manzana, de tres generaciones de mujeres: su abuela Bertha, que perdió la memoria tras caerse del manzano del jardín; su madre Christa, quien se trasladó al sur del país cuando se casó, manteniéndose alejada de su familia; su tía Inga, la más bella de las tres hermanas, fotógrafa de profesión, que se ha recorrido el mundo, y Harriet, la menor, a quien la muerte de una hija cambió para siempre. Iris descubre secretos familiares y busca respuestas a los enigmas de su pasado.

      El sabor de las pepitas de manzana
    • Tango a Istanbul

      • 312 páginas
      • 11 horas de lectura

      Kati Hirschel, stambuliota di origini in parte tedesche, ha una libreria specializzata in giallistica. È questa familiarità con l’aspetto romantico del delitto che la predispone al fascino del mistero, e la rende abbastanza spregiudicata da non disprezzare alcuna fonte di informazione. Così, quando la veggente che è andata a consultare insieme all’amico Fofo, ha visto nei fondi del caffè il cadavere di una giovane donna, è entrata in allarme. I fatti però, non obbediscono sempre alle visioni: la vittima non sarà quella da Kati attesa e del resto non ci sarà un vero e proprio cadavere. Semplicemente Nil, l’amica della sua collega, ha avuto un arresto cardiaco. Ma tanto basta all’irrefrenabile investigatrice per correre le strade di Istanbul in cerca di indizi. Infatti presto, come una profezia che si autodetermina, le stranezze cominciano a piovere, tanto da spingere Hakan, il fratello della vittima, a darle un completo incarico da detective. Innanzitutto il tenore di vita di Nil appare troppo sostenuto per una giornalista disoccupata: perfino un quadro Julian Opie nel lussuoso appartamento. Poi, si scopre che Nil stava scrivendo una specie di romanzo sui desaparecidos argentini, paragonandoli alle vittime (greci, curdi) del perenne autoritarismo turco, il cosiddetto «stato profondo». Ce n’è abbastanza per mettere in moto una personalità indagatrice col dono di inverare le complicazioni che poi risolverà. La bizzarra originalità dell’investigatrice è che lei indaga come se spettegolasse, di contatto in contatto, di conoscenza in conoscenza, di curiosità maliziosa in curiosità maliziosa. E che porta il lettore in giro per «la città più bella del mondo» proprio come fa lei, bar dopo bar, vicolo dopo vicolo, mercato dopo mercato, bottega dopo bottega. Dai bassifondi ai quartieri dei milionari. Ne esce un poliziesco «morbido» e suadente che contiene uno spaccato di costume orientale occidentale, e suona anche come un salutare invito all’anticonformismo e alla tolleranza.

      Tango a Istanbul