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Il primo incontro tra Karl Kerényi e Hermann Hesse avvenne nel 1936; nel 1942 Kerényi, in fuga dall'espansione del Nazismo, si stabilì in Svizzera, dove da anni viveva lo scrittore. Negli anni in cui il Nazismo accendeva fuochi in tutta Europa (e prima di tutto imponeva una certa visione delle tradizioni, della spiritualità tedesca, dei miti) accomunava i due, scrive Kerényi: «l'incontro di due atmosfere personali che si fusero con estrema facilità dopo essersi incontrate e che in seguito poterono sempre ritrovarsi». Entrambi, da prospettive diverse, Kerényi per interesse scientifico, Hesse per vocazione letteraria, muovevano sul terreno della vita spirituale dell'umanità così com'essa si incarna negli archetipi, nei miti, nei simboli, nella festa, nella religio: un sottosuolo che il Nazismo e le sue atmosfere avevano fatto riemergere nella veste irreligiosa di uno stile politico attuale, di una retorica, di un sogno frenetico di evasione. Ed è su questo nucleo che si sofferma la riflessione di Kerényi e di Hesse nel carteggio: il sonno della mitologia, della religio intesa nel suo senso proprio di «attenzione e rispetto» dell'uomo per i suoi contenuti di umanità, genera mostri.
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Corrispondenza con Hermann Hesse, Karl Kerényi
- Idioma
- Publicado en
- 1995
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